Comuni montani, ALI: il Governo divide il Paese e colpisce l’Appennino. Così si smantella una politica nazionale per le aree interne

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«La proposta di riclassificazione dei Comuni montani che il Governo si appresta a presentare in Conferenza Unificata rappresenta un errore grave, sia nel metodo sia nel merito. Un errore che rischia di produrre un danno strutturale a centinaia di comunità, in particolare lungo l’Appennino, e di compromettere definitivamente ogni idea di coesione territoriale nel nostro Paese».
Lo dichiara Massimiliano Presciutti, Vicepresidente nazionale di ALI – Autonomie Locali Italiane, sindaco di Gualdo Tadino e presidente della Provincia di Perugia, alla vigilia della riunione della Conferenza Unificata di giovedì prossimo, nella quale il Governo illustrerà ufficialmente la proposta di revisione dei criteri di classificazione dei Comuni montani.
«Siamo di fronte a una scelta che riduce la montagna a una questione puramente altimetrica e morfologica, ignorando deliberatamente le condizioni reali in cui vivono le persone, la fragilità dei servizi, le difficoltà di accesso, lo spopolamento, la marginalità economica e sociale. È una visione tecnocratica e miope che, mentre non aggiunge un euro in più, cancella con un tratto di penna decenni di politiche, pur imperfette, orientate a riconoscere la specificità dei territori montani e interni».
Secondo Presciutti, «l’operazione messa in campo dal ministro Calderoli non serve a rafforzare la montagna, ma a ridurre platee e risorse, con il prelievo fatto alle regioni, scaricando sui Comuni il peso di una redistribuzione implicita che nessuno ha il coraggio di dichiarare apertamente. Si crea una competizione artificiale tra territori, si mettono i sindaci gli uni contro gli altri e si spacca il Paese tra chi resta “dentro” e chi viene escluso, senza alcuna valutazione seria dell’impatto che questa scelta avrà sui diritti di cittadinanza».
«Colpire l’Appennino come avverrebbe – prosegue il vicepresidente di ALI – significa colpire l’ossatura stessa dell’Italia. Qui la montagna non è solo quota o pendenza, ma presidio umano, cura del territorio, prevenzione del dissesto idrogeologico, tutela del paesaggio, coesione sociale. Escludere centinaia di Comuni da strumenti e risorse dedicate vuol dire accelerare lo spopolamento, indebolire i servizi essenziali e rendere irreversibile il declino di aree già fragilissime».
«Una legge sulla montagna dovrebbe servire a rafforzare le comunità che la abitano, investendo, non a ridisegnare confini amministrativi per esigenze di bilancio. I criteri devono essere compositi, tenere insieme dati geografici e indicatori socio-economici, qualità e accessibilità dei servizi, condizioni infrastrutturali, dinamiche demografiche. Ogni altra strada è una scorciatoia che produce diseguaglianze».
«Chiediamo al Governo di fermarsi – conclude Presciutti – e di aprire un confronto vero con le rappresentanze istituzionali. In Conferenza Unificata a nostro giudizio sull’impianto che Calderoli ha anticipato e vorrebbe proporre non può esserci un’intesa».

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